I Forconi, è vero, hanno scelto la linea morbida, ma non mollano la presa. E lanciano l’ultimo appello alla politica e in particolare ai parlamentari regionali, mandando loro un avvertimento perentorio e chiaro: “Se resterà ignorato non escludiamo di alzare i toni della protesta”. Da lunedì 11 marzo, il Movimento di imprenditori agricoli e padroncini ha organizzato sit-in e volantinaggi nelle nove province siciliane, senza blocchi selvaggi come accadde nel gennaio di un anno fa quando la Sicilia per quasi due settimane rimase paralizzata, precipitando nel caos con i distributori di benzina a secco e gli scaffali dei supermercati vuoti.
Così come l’anno passato, anche stavolta il cuore della protesta è il casello autostradale di San Gregorio sulla A 18 Catania- Messina. I manifestanti, guidati da Mariano Ferro, sfidano le temperature sempre più gelide e la pioggia di questi giorni. L’inizio del presidio all’imbocco dell’autostrada è stato contrassegnato da un gesto tanto plateale quanto significativo: hanno sistemato 90 sedie, per chiedere simbolicamente ai politici siciliani di recarsi lì e ascoltare le loro richieste.
“Le sedie sono rimaste vacanti – dice con amarezza il leader dei Forconi – questo è ultimo appello che facciamo, se non ci saranno risposte i toni della protesta potrebbero alzarsi. La Sicilia e la sua economia sono in ginocchio, bisogna affrontare la questione. Può far paura ma bisogna farlo”.
E rivolgendosi ai deputati del Movimento cinque stelle, aggiunge: “I grillini hanno condiviso in passato la nostra protesta e sono stati al nostro fianco nelle piazze. Adesso sono in Parlamento e ci aspettiamo ascolto e condivisione”.
Di diverso tenore le riflessioni che Ferro affida alla sua pagina Facebook. Uno sfogo, in cui si mescolano sentimenti diversi tra loro: di rabbia, sconforto e impotenza per il disinteresse mostrato finora dalla classe politica siciliana che resta “sorda e indifferente alle nostre richieste”. L’unico dei 90 deputati regionali che ha risposto al loro appello è stato Toti Lombardo. Il giovane parlamentare del Partito dei siciliani martedì 12 marzo ha raggiunto il sit-in di San Gregorio per esprimere vicinanza a Ferro e ai manifestanti. Troppo poco evidentemente per l’imprenditore agricolo di Avola che sul social network si lascia andare a uno sfogo e utilizza l’auto ironia e espressioni anche colorite per rispondere sia al disinteresse della politica sia a quanti lo hanno criticato per i toni soft della protesta.
“Terzo giorno, tutto tace. E i coglioni – scrive Ferro – aspettano che qualcuno si accorga di loro. Certo da ieri siamo ‘forchettine’, non più Forconi, perchè secondo qualcuno dovevamo chiamare tutti a San Gregorio per fare i coglioni in massa. Per quanto tempo pensate che le ‘forchettine’ possano ancora accettare di fare i coglioni per farsi umiliare dagli imbecilli del sistema di turno o da chi, per la sete di visibilità dettata dal suo narcisismo senza freni, millanta di essere ancora Forcone in dissenso, prestandosi alla stampa corrotta dai conservatori di questo sistema (sarebbe più giusto dire che non è mai stato un Forcone ma, come tanti, uno in cerca di visibilità da scambiare al momento giusto)?”.
“Mi pare d’aver letto da qualche parte su uno striscione: ‘Siamo Forconi ma non siamo coglioni’. Non ho problemi a dire che stiamo accompagnando, con l’istigazione di qualche piccolo potente, la Sicilia alla ribellione verso il potere che non smette mai di fare campagna elettorale. Sarà che molti continuano a non condividere il metodo. Vi abbiamo ulteriormente dimostrato che il sistema se ne fotte dei potenziali suicidi e noi, di conseguenza non possiamo che fottercene di chi si farà male. Nel mare dei cadaveri viventi – prosegue Ferro – c’è chi si scandalizza del cattivo odore e si gira dall’altra parte per non guardare, magari poi aspetta la fumata bianca perchè si professa cattolico. Il teatrino del sistema è stato efficace, ora – continua – per fortuna sta per finire il tempo.
I primi stanno per cadere, alcuni sono già caduti, ora tocca a chi ha fatto finta di difenderci e addirittura spara alle vittime del sistema” prosegue Ferro rivolgendosi “alla Confesercenti e alla Coldiretti, che hanno spinto le questure a reagire, ma anche a tutti gli altri che volessero farlo: siamo pronti a confrontarci pubblicamente, fateci sapere. Non hanno ancora capito bene cosa accadrà in Italia, e non solo per i Forconi…”.
di Ettore Ursino
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